You came close, but you never made it

Marcellus Wallace: I think you’re gonna find, when all this shit is over, I think you’re gonna find yourself one smiling motherfucker. The thing is, Butch, right now you got ability. But painful as it may be, ability don’t last. And your days are just about over. Now that’s a hard motherfuckin’ fact of life, but that’s a fact of life your ass is gonna have to get realistic about. See, this business is filled to the brim with unrealistic motherfuckers. Motherfuckers who thought their ass would age like wine. If you mean it turns to vinegar, it does. If you mean it gets better with age, it don’t. Besides, Butch, how many fights do you think you got in you anyhow? Two? Boxers don’t have an Old Timers Place. You came close but you never made it. And if you were gonna make it, you would have made it before now.  You’re mine, dig?
Butch: It certainly appears so.
Marcellus: Night of the fight, you might feel a slight sting. That’s pride fuckin’ with you. Fuck pride! Pride only hurts, it never helps. You fight through that shit. ‘Cause a year from now, when you kicking it in the Caribbean, you gonna say to yourself, “Marcellus Wallace was right.”

Cosa significa essere depressi

“La persona cosiddetta “depressa” che tenta il suicidio non lo fa spinta da una presunta “disperazione” o da una convinzione astratta che il conto della vita tra il dare e l’avere sia in rosso. E di sicuro non lo fa perche’ tutto d’un botto la morte appare come un’opzione interessante. La persona la cui invisibile agonia raggiunge un livello insopportabile si suicidera’ per lo stesso motivo per cui una persona intrappolata in un edificio in fiamme si getta fuori dalla finestra. Non commettete errori quando pensate alle persone che saltano dalle finestre di edifici in fiamme. Il loro terrore di cadere nel vuoto da una notevole altezza e’ lo stesso che proveremmo voi o io se ci trovassimo a speculare alla stessa finestra, guardando fuori; la paura rimane una costante.  La variabile qui e’ l’altro terrore, quello per le fiamme: quando le fiamme arrivano abbastanza vicine, lanciarsi verso la morte diventa l’orrore leggermente meno terribile. Non si tratta del desiderio di buttarsi giu’; si tratta della paura delle fiamme. E ciononostante, nessuno tra quelli che giu’ sul marciapiede gridano “non farlo!” e “tieni duro” puo’ capire il salto. Davvero. Bisognerebbe essere stati intrappolati e aver sentito le fiamme per capire davvero un orrore piu’ grande di quello di cadere nel vuoto”. 

David Foster Wallace

Kronos

“Kronos e’ un dio divoratore”. Me lo faccio tatuare sul braccio. Anzi, me lo farei tatuare sul braccio, se non avessi gia’ 41 anni e se Kronos, per l’appunto, non si fosse mangiato gia’ troppa roba per non rendere un tatuaggio a quest’eta’ altamente ridicolo. 

Ho smesso di leggere, nel frattempo. O quasi. Ho ancora dei momenti di bulimia da lettore, ma sono rari e molto distanti tra loro. E il tempo si e’ riempito di cose futili.

Che poi leggevo – proprio in uno dei miei ultimi spasmi di lettura – che non e’ vero che tutto ha un prezzo. Il tempo non ce l’ha: il tempo non sono monete che ci vengono date in una certa quantita’ per comprare alcune cose. Il tempo passa anche se non compri niente. 

Non riesco piu’ a dormire. Le preoccupazioni – ora che di preoccupazioni ne avrei meno – mi assalgono di notte e mi tengono sveglio. Non riesco a tenerle a bada. Mi fanno muovere i piedi freneticamente, mentre il letto diventa una prigione e la schiena mi duole. 

Spesso mi addormento alle 10, sul divano, per poi andare a letto verso le 11,30, e ritrovarmi con gli occhi sgranati alle 2. Dalle 2 alle 5 e’ tutto un contare: pecore, soldi, moto, angeli, libri, rumori della casa, coltelli nel cassetto, scarpe, automobili guidate, moto che vorrei avere, persone da chiamare e alle quali dire “ciao come stai”. Alle 5 o giu’ di li’ mi addormento, per svegliarmi di nuovo alle 6.45, quando la sveglia suona e la quotidianità richiede i suoi rituali sacrifici.